Sarnico: “Dedicato a San Mauro” 2020

Sabato 18 gennaio ore 21.00
Nella chiesa parrocchiale di Sarnico
In onore del compatrono San Mauro abate
(516 circa – 588 circa)

Filmato del Concerto


(Filmato Completo)

“DEDICATO A SAN MAURO”
A cura di CIVIS

“Una Chiesa che si riduca solo a fare musica “corrente” cade nell’inetto e diviene essa stessa inetta. La Chiesa non può appagarsi del solo ordinario, del solo usuale: deve ridestare la voce del Cosmo, glorificando il Creatore e svelando al Cosmo stesso la sua magnificenza, rendendolo bello, abitabile, umano”
(J. Ratzinger, “Rapporto sulla fede”)

Non poteva esserci miglior modo per iniziare il breve commento al concerto “Dedicato a San Mauro”, offerto alla cittadinanza sabato 18 gennaio nella chiesa Parrocchiale dal coro polifonico “il Castello” di Sarnico diretto e presentato dal M° Mario Carminati, impreziosito da un’orchestra composta da un gruppo di giovani musicisti. Un’occasione per onorare il compatrono della nostra cittadina, per celebrare l’Immacolata e il Natale appena trascorso, ma anche per dare un contributo alla necessità di una “formazione alla musica liturgica”. Inviterei, a questo proposito, qualcuno a leggere il libro pubblicato circa dieci anni fa “Lodate Dio con arte” nel quale Benedetto XVI si sofferma in maniera decisa sugli articolati e a lui cari temi della relazione fra musica sacra, musica liturgica, spiritualità dell’arte musicale e teologia. Un’occasione comunque per scoprire la bellezza melodica delle varie voci attraverso questa particolare espressione di vocalità ed ascoltare quello che da noi viene definito “bel canto”.

Per vari motivo seguo il coro “Il Castello” da vari anni ed una cosa ho imparato dal M° di cappella Mario Carminati e cioè che un coro può offrire tante possibilità, non solo a chi canta per professione, ma anche e principalmente a coloro che amano il canto e trovano in esso o in un gruppo corale il modo per manifestare questa passione e condividere con altri l’amore per la musica favorendo così legami interpersonali. Musicalmente parlando il coro non è una sezione a sé stante o di supporto a solisti, Beethoven lo ha addirittura inserito nella sua IX sinfonia, la Corale, appunto, trattandolo come un strumento musicale vero e proprio.

PROGRAMMA
Larghetto – dalla serenata di Elgar
Salve Regina – gregoriano
Largo – dall’Inverno di Vivaldi

Ave Maria – Da Victoria
Neve non tocca – Perosi

Puer Natusa – gregoriano
Sinfoni – dal Messia di Haendel
O Magnum Mysterium – Da Victoria
Pueri Concinite – Handl
Jingle Bells
Pifa – dal Messia di Haendel

Beatus Servus – gregoriano
Justus ut palma florebit – Stefani
Inno dei Cherubino – Tchaikovsky
Gabriel’s Oboe – Morricone

La sorpresa della serata sono state, prima l’esibizione di un piccolo gruppo di bambini della scuola elementare di Viadanica diretto dalla loro maestra Monica Manfredi, che ha eseguito alcuni brani natalizi e poi della giovane oboista Beatrice Roberti che ha eseguito, accompagnata dal coro e dall’orchestra, lo stupendo “Gabriel’s Oboe”, scritto da Ennio Morricone per il fil “Mission” che ha offerto ai presenti un senso celestiale percepibile solo in pochi altri brani musicali.

A conclusione – lo dico a titolo personale – credo sarebbe auspicabile che la musica polifonica possa avere sempre un maggior ruolo all’interno della liturgia. “Cantare la Santa Messa” e “Cantare durante la Santa Messa” non sono la stessa cosa. La parte canora della liturgia fa parte della celebrazione stessa e non è secondaria ai riti e alle preghiere ed è in quest’ottica che il “Cantare in chiesa” prende valore dal chi la fa e dal perché lo si fa.

Sant’Agostino diceva che «Chi canta prega due volte”. E’ noto che la sua conversione è passata anche dall’ascolto in chiesa a Milano, del canto degli inni e dei salmi, ai tempi di sant’Ambrogio. Nelle “Confessioni” (9,6, 14) scrisse «Quante lacrime versate ascoltando gli accenti dei tuoi inni e cantici, che risuonavano dolcemente nella tua Chiesa! Una commozione violenta: quegli accenti fluivano nelle mie orecchie e distillavano nel mio cuore la verità, eccitandovi un caldo sentimento di pietà. Le lacrime che scorrevano mi facevamo bene».

Ora c’è da chiedersi se, anche oggi, coloro che assistono alle celebrazioni liturgiche, possono dire la medesima cosa.

PROGRAMMA:
da aggiungere

Locandina evento

 

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