Archivi categoria: Concerti

Sono indicati tutti i concerti del coro

Gubbio 6 maggio 2019

6 Maggio 2019
Concerto nella chiesa di
Santa Maria dei servi a Gubbio  

La chiesa gotica di Santa Maria dei Servi si trova subito fuori la cinta medioevale di Città della Pieve, vicino a porta Romana.

 

Fin dal XIII secolo si ha notizia di una chiesa dedicata alla Madonna della Stella, situata nei pressi dell’ex Ospedale dei Santi Filippo e Giacomo, in cui si stabilirono, a metà del Duecento, i Servi di Maria, costituendo una piccola parrocchia con annesso convento. I lavori si protrassero per tutto il secolo sia nella chiesa che nel convento, notevolmente ingrandito tra il 1486 e il 1487. Dopo le soppressioni ecclesiastiche dell’Unità d’Italia il convento divenne Ospedale Civile.
La pianta della chiesa è tipica degli ordini monastici: interno ad unica navata con abside quadrata e volta a crociera. In facciata sono ancora visibili architetture in stile gotico, successivamente tamponate. Gli archetti trilobati sono in laterizio.


Intorno alla metà del XIX secolo venne addossato alla chiesa un campanile, progettato in stile neoclassico dall’architetto Giovanni Santini.
L’interno, rifatto nel XVII secolo, presenta decorazioni a stucco in stile barocco, di particolare interesse il bel coro ligneo e il grande armadio della Sacrestia, commissionati nel 1628 a Giuseppe di Francesco Bendini di Montepulciano. Sul primo altare di destra è stato riportato alla luce, demolendo una parte di stucco barocco, un affresco raffigurante La Madonna della Stella tra Santi, di ambiente peruginesco. Di particolare effetto scenografico l’altare barocco con ai lati statue berniniane in stucco raffiguranti il Beato Giacomo Villa e il Beato Matteo Lazzari.
Lacunosa è la Deposizione dalla Croce di Pietro Vannucci detto il Perugino, uno dei momenti più alti della sua produzione artistica, ormai arrivato a pochi anni dalla morte, 1517. Qui il Maestro guarda anche al patetismo di Raffaello, suo ex allievo, ormai avviato ad una fama immortale. Il Cristo infatti mostra molte attinenze con l’arte dell’urbinate. L’episodio della svenimento di Maria evidenzia, riecheggiando l’analogo soggetto rappresentato da Giotto nella basilica di San Francesco ad Assisi, come il Perugino continui a farsi interprete di quel mondo, tipicamente umbro, delle laudi, che affondano le radici nel periodo medioevale. Il Maestro rappresenta la scena sotto una sua originalissima visione, di estrema sintesi formale, quasi impressionistica, nei tocchi veloci del paesaggio, ma nello stesso tempo sottolinea il dramma dell’evento. L’affresco, nascosto da un’intercapedine, fu riscoperto nel 1834 dal tedesco Antoine Remboux. Dopo di lui l’affresco impressionò numerosi pittori tra cui i Nazareni, i Puristi e i Prerafaelliti, che lo intesero come fonte di ispirazione per la loro sensibilità romantica.

Sarnico: Chiesetta Nigrignano – Ecce Homo” – 2018

“Ecce Homo”, Ecco l’uomo l’espressione con la quale, nel Vangelo di Giovanni (19,5), Pilato presenta alla folla il Cristo flagellato e coronato di spine è il titolo del concerto di musiche per la Settimana Santa, proposto dal coro polifonico “Il Castello” presso il “Centro Culturale Sebinia” a Sarnico in via Vittorio Veneto 42 venerdì 23 marzo con inizio alle ore 21.00

 

Elevazione Musicale “Madonna del Rosario” – 2016

Sabato 15 Ottobre 2016

Il coro ha cantato una settina del Rosario dei “Sette dolori di Maria”, che consta appunto di 7 Ave maria (anziché 10 come è uso nel Rosario tradizionale).   Le 7 Ave Maria, di autori diversi di diverse epoche. Il fiore all’occhiello della serata è stato l’esecuzione dello “Sabat Mater” di P.L. da Palestrina, per doppio coro a 8 voci.

Se una cosa non fa difetto al  coro “il Castello” è la caparbietà. 

Non è statosemplice proporre l’elevazione musicale dedicata alla “Madonna del Rosario” che ha visto il coro protagonista sabato 15 ottobre presso la nostra chiesa parrocchiale. Mesi di prove dopo il lavoro o gli impegni famigliari, di collaborazione reciproca, di impegno e di “arte”.

Sette Ave Maria anziché dieci come in uso nel Rosario tradizionale, partendo dal 1500 con Jacques Arcadelt e Tomàs Luis de Victoria a 4 voci, si è passati alla composizione a canone di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791). Si è proseguito con una composizione a 7 voci di Anton Bruckner (1824-1896) per arrivare ai più recenti Lorenzo Perosi, Bonaventura Somma e Guido Gambarini, compositori vissuti a cavallo fra il 1800 e il 1900. A conclusione della settina il Salve Regina in gregoriano. Dopo il fuori programma con l’immancabile Ave Maria di Schubert cantata dal tenore Roberto Tura, accompagnato dalla sarnicese maestra Elena Masnaghetti; ancora il maestro Tura solista nel brano di J.S.Bach “Deposuit Potentes” e poi la conclusione con due brani di difficile escuzione a 8 voci: Il Crucifixus di Antonio Lotti (1667-1740) e lo Stabat Mater di Pier Luigi da Palestrina (1525-1594).

Una storia di 25 anni, quella della corale; non è poca cosa, specialmente quando in ogni rappresentazione vengono celebrati l’amore per la musica e il rispetto dell’etica della convivenza, una scelta del maestro Mario Carminati che ha permesso in questi anni, a giovani e adulti, di condividere un difficile impegno: quello di praticare e divulgare il valore culturale e sociale della polifonia.

Per propria scelta il coro “il Castello” rimane tenacemente fedele a quel grande patrimonio rappresentato dai brani corali, sacri e profani, con una predilezione particolare appunto per la polifonia rinascimentale, forse la più “riservata” fra le espressioni della cultura musicale.

Nonostante la varietà delle melodie, tutte dedicate alla figura maestosa di Maria Santissima, che hanno reso scorrevole l’intero concerto, molto gradito dal folto pubblico presente, non posso dire di aver compreso e apprezzato nel dovuto modo ogni pezzo e la colpa non è certo del coro (a volte mi chiedo perché non mi abbiano ancora cacciato); ho più volte affermato, scrivendo di loro, la mia oggettiva difficoltà nel comprendere pienamente questa particolare “nicchia” della musica, che rappresenta un’eredità culturale mantenuta in vita grazie ai coraggiosi sforzi compiuti da associazioni culturali, gruppi musicali e musicisti.

Non bisogna comunque essere grandi conoscitori di musica per farsi coinvolgere dall’atmosfera quasi magica, la soavità, l’equilibrio delle voci che si uniscono alla perfezione, spesso senza il sostegno della musica, per creare straordinarie melodie. Che dire poi dalla passione dei coristi, supportati in questa elevazione musicale dai maestri Roberto Bottino, Franco Pirondini e Roberto Tura, che riescono a trasformare in emozioni le note musicali fino allo scroscio degli applausi che chiudono ogni brano.

Il coro è una fucina culturale, esserne coinvolti significa anche far parte di un contenitore di amici. Significativa, a questo proposito, la simpatia nata a fine settembre con un gruppo di francesi che ha accolto “signorilmente” coro e accompagnatori nella bellissima zona nel dipartimento della Charente, nella regione di Poitou-Charentes dove si produce il famoso “Cognac”. Quattro fantastici giorni che hanno fatto assaporare la gioia di stare insieme a persone speciali all’insegna della musica e dell’amicizia.  

Alcuni di loro erano presenti al concerto di sabato: la famiglia Guillaume de Jarnac ha voluto onorare con la sua partecipazione l’impegno del coro. Ringraziati più volte dal maestro Carminati che nel suo francese “italianizzato” ha sottolineato ancora una volta l’apprezzamento per la signorile accoglienza. Ed allora: “Merci beaucoup a les familles Ches Loste, Dumont, Rebonille, De Noret, Montages, Catterin Matei, Meusson, Smith e Maritherese  pour la noblesse démontré a notre chorale».

Essere coro è anche un’occasione per scoprire luoghi improbabili e formare nuove amicizie. Non è mai troppo tardi per diventare un corista. 

Mario Dometti
da “il Porto” giornale parrocchiale di Sarnico Ottobre 2016

Elevazione Musicale dedicata a Maria – Sarnico 2016

Se una cosa non fa difetto al nostro coro “il Castello” è la caparbietà.
Non è stato semplice proporre l’elevazione musicale dedicata alla “Madonna del Rosario” che ha visto il coro protagonista sabato 15 ottobre presso la nostra chiesa parrocchiale. Mesi di prove dopo il lavoro o gli impegni famigliari, di collaborazione reciproca, di impegno e di “arte”.
Sette Ave Maria anziché dieci come in uso nel Rosario tradizionale, partendo dal 1500 con Jacques Arcadelt e Tomàs Luis de Victoria a 4 voci, si è passati alla composizione a canone di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791). Si è proseguito con una composizione a 7 voci di Anton Bruckner (1824-1896) per arrivare ai più recenti Lorenzo Perosi, Bonaventura Somma e Guido Gambarini, compositori vissuti a cavallo fra il 1800 e il 1900. A conclusione della settina il Salve Regina in gregoriano. Dopo il fuori programma con l’immancabile Ave Maria di Schubert cantata dal tenore Roberto Tura, accompagnato dalla sarnicese maestra Elena Masnaghetti; ancora il maestro Tura solista nel brano di J.S.Bach “Deposuit Potentes” e poi la conclusione con due brani di difficile escuzione a 8 voci: Il Crucifixus di Antonio Lotti (1667-1740) e lo Stabat Mater di Pier Luigi da Palestrina (1525-1594).
Una storia di 25 anni, quella della corale; non è poca cosa, specialmente quando in ogni rappresentazione vengono celebrati l’amore per la musica e il rispetto dell’etica della convivenza, una scelta del maestro Mario Carminati che ha permesso in questi anni, a giovani e adulti, di condividere un difficile impegno: quello di praticare e divulgare il valore culturale e sociale della polifonia.
Per propria scelta il coro “il Castello” rimane tenacemente fedele a quel grande patrimonio rappresentato dai brani corali, sacri e profani, con una predilezione particolare appunto per la polifonia rinascimentale, forse la più “riservata” fra le espressioni della cultura musicale.
Nonostante la varietà delle melodie, tutte dedicate alla figura maestosa di Maria Santissima, che hanno reso scorrevole l’intero concerto, molto gradito dal folto pubblico presente, non posso dire di aver compreso e apprezzato ne dovuto modo ogni pezzo e la colpa non è certo del coro (a volte mi chiedo perché non mi abbiano ancora cacciato); ho più volte affermato, scrivendo di loro, la mia oggettiva difficoltà nel comprendere pienamente questa particolare “nicchia” della musica, che rappresenta un’eredità culturale mantenuta in vita grazie ai coraggiosi sforzi compiuti da associazioni culturali, gruppi musicali e musicisti.
Non bisogna comunque essere grandi conoscitori di musica per farsi coinvolgere dall’atmosfera quasi magica, la soavità, l’equilibrio delle voci che si uniscono alla perfezione, spesso senza il sostegno della musica, per creare straordinarie melodie. Che dire poi dalla passione dei coristi, supportati in questa elevazione musicale dai maestri Roberto Bottino, Franco Pirondini e Roberto Tura, che riescono a trasformare in emozioni le note musicali fino allo scroscio degli applausi che chiudono ogni brano.
Il coro è una fucina culturale, esserne coinvolti significa anche far parte di un contenitore di amici. Significativa, a questo proposito, la simpatia nata a fine settembre con un gruppo di francesi che ha accolto “signorilmente” coro e accompagnatori nella bellissima zona nel dipartimento della Charente, nella regione di Poitou-Charentes dove si produce il famoso “Cognac”. Quattro fantastici giorni che hanno fatto assaporare la gioia di stare insieme a persone speciali all’insegna della musica e dell’amicizia.
Alcuni di loro erano presenti al concerto di sabato: la famiglia Guillaume de Jarnac ha voluto onorare con la sua partecipazione l’impegno del coro. Ringraziati più volte dal maestro Carminati che nel suo francese “italianizzato” ha sottolineato ancora una volta l’apprezzamento per la signorile accoglienza. Ed allora: “Merci beaucoup a les familles Ches Loste, Dumont, Rebonille, De Noret, Montages, Catterin Matei, Meusson, Smith e Maritherese pour la noblesse démontré a notre chorale».
Essere coro è anche un’occasione per scoprire luoghi improbabili e formare nuove amicizie. Non è mai troppo tardi per diventare un corista.
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Iseo: Parrocchiale Sant’Andrea – 2014

PARROCCHIA SANT’ANDREA APOSTOLO – ISEO
CONCERTO NELLA IV DOMENICA DI QUARESIMA
“MISERERE MEI, DEUS”

Pieve S. Andrea
30 marzo 2015 ore 21
Coro “Solo Deo Gloria”
di Iseo, Marone e Sarnico (Coro il Castello)

Alessandro Casari, organo
Mario Carminati, direttore

Musiche di Allegri, Bruckner, Bach e Galuppi

Programma

Baldassare Galuppi Vexilla regis prodeunt, inno a 4 voci
“In passione Domini”
Johann ebastian Bach O capo insanguinato
Corale a 4 voci e organo
Johann Brahms Preludio “O capo insanguinato”
per organo solo
Giovanni Pierluigi da Palestrina “O bone Jesu”
mottetto a 4 voci da cappella
Anton Brukner Dextera Domini, offertorio per la messa “I coena domini”
Eduard Eldgar “Ave verum”
a 4 voci e organo
Johann ebastian Bach Variazione sul corale
“Gesù sei mia gioia” per organo
Gregorio Allegri “Miserere”, a 5 voci con ripieni

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Tavernola Bg.sca: Concerto nella Chiesetta San Pietro – 2013

Maggio 2013
Concerto: Il romanico nel Basso Sebino nella chiesetta romanica di San Pietro in Tavernola Bergamasca.
Antica parrocchiale di Tavernola e Vigolo. Presente in un documento del 1360 e pertanto già esistente a quell’epoca, a partire dalla metà del XVI secolo la chiesa subisce un lento declino mantenendo solo il ruolo di chiesa cimiteriale. Negli ultimi anni la chiesa è stata oggetto di numerosi interventi conservativi.

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Cividino: Concerto “Il Romanico nel Basso Sebino” – 2012

Concerto del giugno 2012 nella chiesetta di san Giovanni Battista a Cividino

L’area del Basso Sebino presenta tracce significative di edifici di culto ascrivibili all’epoca romanica, alcuni dei quali già oggetto di interesse da parte di studiosi a diverso livello.

L’Associazione culturale IL ROMANICO NEL BASSO SEBINO organizza annualmente concerti nelle chiesette romaniche, dei cori locali dal titolo: Rassegna di Concerti dei Cori del Sebino nelle Chiese Romaniche della zona, pensati per valorizzare e far conoscere le chiese romaniche che si affacciano sul Basso Sebino. Ogni concerto sarà preceduto da una breve illustrazione storico-artistica degli elementi di interesse di ogni sito.

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La chiesa di san Giovanni Battista a Cividino, frazione di Castelli Calepio, è una chiesa romanica risalente al XII secolo. I ritrovamenti in loco di sepolture e una piccola necropoli cristiana indicherebbero che un tempo nello stesso punto si trovava un’antica, preesistente, chiesetta cimiteriale. L’edificio è dedicato a San Giovanni Battista (riferimento all’esistenza di una vecchia fonte battesimale).

L’architettura romanica è lo stile del costruire proprio dell’arte romanica, che si diffuse in Europa nell’XI e XII secolo, fino all’affermazione dell’arte gotica, cioè verso la metà del XII secolo in Francia e con persistenze maggiori negli altri paesi europei. L’aggettivo “romanico” è un adattamento italiano di “roman”, vocabolo creato agli inizi dell’Ottocento in Francia per indicare le lingue e le letterature romanze o neolatine. Charles de Gerville introdusse “roman” anche nel linguaggio architettonico ed il termine ebbe fortuna: in breve tempo si definì romanica tutta la cultura figurativa che in Francia si era sviluppata dopo i romani fino alla fioritura dell’architettura gotica.

Ave Maria di Bruckner – 2011

Ave Maria in fa maggiore

per coro a sette voci a cappella – Seconda versione

Musica: Anton Bruckner (1824 – 1896)
Organico: coro misto senza accompagnamento
Composizione: 1861
Edizione: Hainauer, Breslavia, 1887

Bruckner ha fatto tre versioni dell’Ave Maria, tutte in fa maggiore
1856 – per coro e organo
1861 – per coro a sette voci a cappella
1882 – per contralto e organo

L’Ave Maria a sette voci, in tempo Andante, risale al 1869 e alterna candidi sentimenti fideistici ad esplosioni draammatiche. Dopo l’attacco iniziale dolcemente scandito, l’invocazione “Jesus” giunge sul fortissimo. La stessa progressiva intensificazione dinamica si nota nel “Sancta Maria” e dall'”Ora prò nobis” all'”Amen” si avverte una invocazione di misericordiosa tenerezza. La preghiera latina dice: “Ave Maria gratia plena Dominus tecum, benedicta tu in mulieribus et benedictus fructus ventris tui, Jesus. Sancta Maria, mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae. Amen”.