The Lord Bless You And Keep You

Chiesa Parrocchiale di Sarnico Settembre 2012
The Lord Bless You And Keep You – Lutkin (adattamento testo italiano: Riccardo Giavina

“Il Signore ti benedica e ti tiene. Il Signore solleva il suo volto su di te. E darti pace. Il Signore fa risplendere su di te il suo volto. E sii gentile con te. Amen”.
(traduzione letterale)

“The Lord lift His countenance upon you. And give you peace. The Lord make His face to shine upon you. And be gracious unto you. Amen”.

Ave Maria di Bruckner – 2011

Ave Maria in fa maggiore

per coro a sette voci a cappella – Seconda versione

Musica: Anton Bruckner (1824 – 1896)
Organico: coro misto senza accompagnamento
Composizione: 1861
Edizione: Hainauer, Breslavia, 1887

Bruckner ha fatto tre versioni dell’Ave Maria, tutte in fa maggiore
1856 – per coro e organo
1861 – per coro a sette voci a cappella
1882 – per contralto e organo

L’Ave Maria a sette voci, in tempo Andante, risale al 1869 e alterna candidi sentimenti fideistici ad esplosioni draammatiche. Dopo l’attacco iniziale dolcemente scandito, l’invocazione “Jesus” giunge sul fortissimo. La stessa progressiva intensificazione dinamica si nota nel “Sancta Maria” e dall'”Ora prò nobis” all'”Amen” si avverte una invocazione di misericordiosa tenerezza. La preghiera latina dice: “Ave Maria gratia plena Dominus tecum, benedicta tu in mulieribus et benedictus fructus ventris tui, Jesus. Sancta Maria, mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae. Amen”.

Sarnico Concerto di San Martino: “Tomas Luis de Victoria e il suo tempo” anno 2011

20° anno
(1991/2011)

Un corcerto di polifonia rinascimentale a “cappella” presso la Chiesa Parrocchiale di Sarnico diretto dal M° Mario Carminati.

Il programma:

G Aichinger UBI EST ABEL 3 voci miste
L. Marenzio O REX GLORIAE 4 voci miste
J. Arcadelt AVE MARIA 4 voci miste
P.L da Palestrina SICUT CERVUS 4 voci miste
  SITIVIT ANIMA MEA 4 voci miste
  EGO SUM PANIS 4 voci miste
T.L. da Victoria POPULE MEUS 4 voci miste
  TANTUM ERO 4 voci miste
  AVE MARIA 4 voci miste
  AVE REGINA COELORUM 5 voci miste
C. Monteverdi O DOMINE JESU CHRISTIE 3 voci miste

 

 

 

 

Sarnico Chiesa di San Paolo “Le ultime sette parole di Gesù sulla croce” di Haydn

Chiesetta di San Paolo – Sarnico in occasione della settimana Santa 2011

Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce o Le sette ultime parole di Cristo sulla croce (in tedesco Die sieben letzten Worte unseres Erlösers am Kreuze; in latino Septem verba Christi in cruce) è una composizione di Joseph Haydn.

Commissionata nel 1786 e scritta in origine (1787) per orchestra (Hob:XX:1) con il titolo Musica instrumentale sopra le 7 ultime parole del nostro Redentore in croce ovvero Sette Sonate con una introduzione ed alla fine un Terremoto, riscritta per quartetto d’archi (Hob:XX:2; op. 51), ha conosciuto anche una riduzione per tastiera operata dall’editore di Haydn, con l’approvazione del compositore (Hob:XX:3). Fu rimaneggiata da Haydn in forma di oratorio per soli, coro e orchestra tra il 1795 e il 1796 (Hob:XX:4). La prima assoluta fu eseguita il 30 maggio 1794 nella Cattedrale di Passavia.

DEVOZIONE DELLE ULTIME SETTE PAROLE DI GESU’ CRISTO SULLA CROCE

PRIMA PAROLA
“PADRE, PERDONA LORO, PERCHé NON SANNO QUELLO CHE FANNO” (Lc 23,34)
La prima parola che Gesù pronuncia è un’invocazione di perdono che egli rivolge al Padre per i suoi crocifissori. Il perdono di Dio significa che osiamo affrontare ciò che abbiamo fatto. Osiamo ricordare tutto della nostra vita, con i fallimenti e le sconfitte, con le nostre debolezze e la mancanza d’amore. Osiamo rammentare tutte le volte in cui siamo stati meschini e ingenerosi, la bassezza morale delle nostre azioni.

SECONDA PAROLA
“IN VERITA IO TI DICO: OGGI SARAI CON ME NEL PARADISO” (Lc 23,43)
La tradizione è stata saggia a chiamarne uno “buon ladrone”. è una definizione appropriata, poiché lui sa come impossessarsi di ciò che non è suo: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” (Lc 23,42). Mette a segno il più strabiliante colpo della storia: ottiene il Paradiso, la felicità senza misura, e lo ottiene senza pagare per entrarvi. Come possiamo fare noi tutti. Dobbiamo solo apprendere ad osare i doni di Dio.

TERZA PAROLA
“DONNA, ECCO TUO FIGLIO! ECCO TUA MADRE!” (Gv 19,2627)
Nel Venerdì Santo vi è stata la dissoluzione della comunità di Gesù. Giuda lo ha venduto, Pietro lo ha rinnegato. Sembra che tutte le fatiche di Gesù per edificare una comunità siano fallite. E nel momento più buio, vediamo questa comunità nascere ai piedi della croce. Gesù dà alla madre un figlio e al discepolo prediletto una madre. Non è una comunità qualunque, è la nostra comunità. Questa è la nascita della Chiesa.

QUARTA PAROLA
“DIO MIO, DIO MIO, PERCHé MI HAI ABBANDONATO?” (Mc 15,34)
Improvvisamente per la perdita di una persona cara la nostra vita ci appare distrutta e senza scopo. “Perché? Perché? Dov’è Dio ora?”. E noi osiamo essere terrorizzati nel renderci conto che non abbiamo nulla da dire. Ma se le parole che affiorano sono di assoluta angoscia, allora ricordiamo che sulla croce Gesù le fece sue. E quando, nella desolazione, non sappiamo trovare nessuna parola, nemmeno per gridare, allora possiamo prendere le sue parole: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
QUINTA PAROLA

“HO SETE” (Gv 19,28)
Nel Vangelo di Giovanni, Gesù incontra la donna samaritana a un pozzo del patriarca Giacobbe e le dice: “Dammi da bere”. Al principio e alla fine del racconto della sua vita pubblica, Gesù ci chiede con insistenza di soddisfare la sua sete. Ecco come Dio viene a noi, sotto le spoglie di una persona assetata che ci chiede di aiutarlo a dissetarsi al pozzo del nostro amore, qualunque sia la qualità e la quantità di tale amore.

SESTA PAROLA
“TUTTO è COMPIUTO” (Gv 19,30)
“è compiuto!”. Il grido di Gesù non significa solo che tutto è finito e che ora lui morirà. è un grido di trionfo. Significa: “è completato!”. Ciò che lui dice letteralmente è: “E’ reso perfetto” All’inizio dell’Ultima Cena l’evangelista Giovanni ci dice che “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”, cioè all’estremo delle sue possibilità. Sulla croce vediamo tale estremo, la perfezione dell’amore.

SETTIMA PAROLA
“PADRE, NELLE TUE MANI CONSEGNO IL MIO SPIRITO” (Lc 23,46)

Gesù ha pronunciato le sue ultime sette parole che invocano il perdono e che conducono alla nuova creazione della “Dornenica di Pasqua”. E poi riposa in attesa che finisca questo lungo sabato della storia e giunga finalmente la domenica senza tramonto, quando l’umanità intera entrerà nel suo riposo. “Allora Dio nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro” (Gen 2,2). Continua la lettura di Sarnico Chiesa di San Paolo “Le ultime sette parole di Gesù sulla croce” di Haydn

Messa “in Coena Domini” Sicut Cervus – Aprile 2011

“Sicut cervus desiderat ad fontes aquarum, ita desiderat anima mea ad te, Deus”

Sicut Cervus, scritto da Giovanni Pierluigi da Palestrina, è da molti considerato l’esempio più significativo di arte corale religiosa del Rinascimento. Il testo latino è tratto dal Salmo 42: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio”. Per i cattolici del XVI secolo le parole del Salmo evocavano due momenti di estrema importanza liturgica.

Il primo si svolgeva durante la veglia pasquale, attraverso la liturgia del fuoco e la benedizione dell’.acqua.  Il buio penitenziale della Quaresima terminava con l’ accensione del fuoco nuovo, il canto dell’Exultet, le litanie dei Santi e il canto dell’ Alleluia. Durante questa celebrazione i nuovi convertiti alla fede ricevevano il Santo Battesimo, e il giorno di Pasqua la loro prima Comunione. Sicut Cervus veniva cantato durante la processione al fonte battesimale. In questo contesto, le parole del Salmo risuonavano come le acque sacramentali del Battesimo e come l’ acqua viva dell’ Eucaristia.

Ma lo stesso  canto veniva utilizzato anche in un’ altra liturgia: la Messa da Requiem. Qui le parole del Salmo assumevano un significato completamente diverso. Nella solenne liturgia di un funerale, nell’anniversario di una morte, o durante la commemorazione di tutti i defunti, il canto Sicut Cervus risuonava di nostalgia, di speranza e aspirazione. L‘anima desidera ardentemente tornare  alla sua vera dimora al cospetto di Dio.

Oggi il senso generale della nostalgia dell’anima all’unione con Dio, che può essere soddisfatta nel ricevere l’Eucaristia, rende Sicut Cervus una scelta eccellente per il momento della Comunione.

Sicut Cervus: musica e significati nascosti

Mottetto con tessitura a carattere imitativo. Il compositore assegna ad ogni frase un’idea musicale differente che viene imitata dalle varie sezioni.
Le note lunghe sottolineano i momenti di introspezione intellettuale (sicut e ita), i soggetti da contemplare (cervus e anima) e gli elementi che ne placheranno la sete (fontes e Deus).
Da notare all’ascolto l’intenzione musicale posta sulla parola “aquarum”, con note di passaggio che ricordano le onde. L’andamento ascendente sulla parola “desiderat”, porta verso il cielo (ad sidera=fino alle stelle). È in atto la descrizione di un moto spirituale. Interessante il fatto che la nota più alta (il do) si raggiunga sulla parola “aquarum”, e non sul “sidera”.
Palestrina quindi è forse influenzato dalle teorie cosmologiche, per cui le acque cui tende il cervo sarebbero quelle superiori (oceano celeste), poste sopra il firmamento.

Crucifixsus di Antonio Lotti- Sarnico Gennaio 2011

7 voci miste
Antonio Lott
i nasce il 5 gennaio 1667 a Venezia, da Matteo “sonador” e da Marina Gasparini, figlia di un “barcariol”. Nel 1687 viene assunto quale cantore aggiunto mentre è maestro Giovanni Legrenzi. Perfeziona la sua preparazione musicale con Ludovico Fuga – maestro di cntrappunto – e nel 1689 entra nella Cappella Marciana come contraltista È aiuto organista nel 1690, organista al secondo organo nel 1692 e dal 1704 diviene titolare al primo organo. Nel 1736 è nominato Maestro di Cappella in San Marco. Nel 1717 ottenne il permesso per recarsi a Dresda, dove vennero rappresentate diverse sue opere tra le quali Teofane per le nozze di Augusto III di Polonia con Maria Giuseppa d’Austria nel 1719. Ritornò a Venezia nel 1719, e vi rimase fino alla morte nel 1740.

 

“Crucifixus etiam pro nobis sub Pontio Pilato: Passus, et sepultus est”.
(Symbolum Nicænum Costantinopolitanum)
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Predore – Antica Pieve oggi sconsacrata – 2010

Luglio 2010

Concerto nell’antica pieve, oggi sconsacrata, venne eretta prima dell’anno 1000 nell’antico borgo a lago di Predore, e nel corso dei secoli subì molteplici trasformazioni che ne compromisero la struttura altomedievale. La facciata orientata verso il lago è semplice nella forma, la pianta è ad unica navata di stile barocco, la copertura attuale è a capriate e sostituisce la volta che è crollata per via del periodo di abbandono che ha subito, nei primi anni 2000 è stata interessata da un intervento di riqualificazione atto a renderla idonea come Centro Civico polivalente.

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Sarnico – “Miserere” di Allegri – 2010

 Il “Miserere” di Gregorio Allegri
12 gennaio 2010 – Chiesa Parrocchiale di Sarnico

Il Miserere (latino: “Abbi pietà”) è un’opera a cappella di Gregorio Allegri basata sul salmo 50 della Bibbia, composto probabilmente intorno al 1630 durante il pontificato di Urbano VIII, da eseguire a luci spente nella Cappella Sistina durante il mattutino come parte dell’ufficio delle Tenebre della Settimana Santa.

È l’ultimo dei dodici miserere composti e cantati in Sistina dal 1514 ed è anche il più famoso. Di questo brano non si comprende l’effetto alla sola lettura per via della grande semplicità delle note, ma esisteva nella Cappella Sistina un’antica tradizione esecutiva che ne faceva risaltare i meriti, dandogli una sfumatura espressiva unica.

Il brano era considerato così sacro che il papa, per preservarne l’unicità, proibì che fosse trascritto e proibì che le eventuali copie uscissero dalla Cappella Sistina, tanto che l’esecuzione altrove era punita con la scomunica.

Il miserere di Allegri è una composizione a nove voci per due cori, uno di cinque voci e uno di quattro, ed è generalmente riconosciuto come uno dei migliori esempi di polifonia rinascimentale. Il suo spartito originale, vergato dalla mano del compositore, non è mai stato trovato. Tre copie autorizzate della partitura vennero distribuite fuori dalla Cappella Sistina prima del 1770: una a Leopoldo I d’Asburgo, una al re del Portogallo e una a Giovanni Battista Martini. Nessuno di loro, tuttavia, riuscì a riprodurre la bellezza del miserere così come veniva cantato nella Sistina. Il quattordicenne Wolfgang Amadeus Mozart, in visita a Roma, ascoltò il miserere di Allegri l’11 aprile 1770 durante l’ufficio delle Tenebre del Giovedì Santo, che si canta la sera del Mercoledì Santo. Il Giovedì Santo lo trascrisse interamente a memoria, ritornando nella Cappella Sistina il venerdì successivo, 13 aprile, per fare piccole correzioni. Continua la lettura di Sarnico – “Miserere” di Allegri – 2010

Cantare fa bene al cuore